alfabeto della 500

Conosciamo i dettagli e la tecnica della 500
Rispondi
Avatar utente
Thomas
Sostenitore
Sostenitore
Messaggi: 296
Iscritto il: 05.05.2007, 0:06
Località: Roncade TV

alfabeto della 500

Messaggio da Thomas »

tratto da automobilismo.it

Alfabeto della 500

(A) - Avviamento motore: l’operazione richiedeva tre fasi. Per prima cosa bisognava inserire la chiave nel commutatore posto al centro del cruscotto, girarla verso destra; quindi con la mano si doveva sollevare la levetta dell’aria e del carburatore, posta a sinistra dietro al cambio tra i due sedili anteriori, modulandone l’altezza anche a seconda delle condizioni climatiche esterne. Era quasi un’arte, questa. La si apprendeva con il tempo e serviva ad evitare ingolfamenti o malfunzionamenti; per terza e ultima cosa occorreva tirare verso l’alto l’altra levetta, quella del motorino elettrico. Un colpo, due colpi, a volte un piccolo botto, la 500 vibrava tutta…ed ecco. Il motore bicilindrico era partito con il suo inconfondibile rumore. Mano a mano che il propulsore andava in temperatura si abbassava la levetta di sinistra. A volte l’operazione era troppo repentina ed ecco che il motore sembrava “strozzarsi”, perdeva colpi…Bastava sollevare leggermente la leva e il propulsore tornava a girare normalmente sino a quando, entrato in temperatura, la leva andava totalmente abbassata.

(B) - Batteria. Le tecnologie costruttive degli anni 50 ma anche degli anni successivi, facevano della batteria un oggetto da trattare con estrema cura. E non soltanto perché sulla 500, la batteria era minuscola, incastrata nel baule anteriore, accanto alla ruota di scorta. Il costruttore prescriveva “ogni 2.500 chilometri, a batteria riposata e fredda, la verifica dell’elettrolito in ogni cella”, l’aggiunta eventuale di acqua distillata, una verifica dei livelli ripetuta durante l’estate e, ogni 10.000 chilometri, il controllo dei morsetti. Nonostante tutto questo, però, le batterie dell’epoca parevano essere dotate di un autonoma, dispettosa, autodeterminazione. Decidevano da sole, infatti, di “entrare in sciopero” e non si sapeva mai il perché, il per come e il quando.

(C) - Chiavi: erano doppie e cioè con una si aprivano le portiere e con l’altra si agiva sul commutatore. Non venivano forniti doppioni all’acquisto e quindi occorreva subito annotare il numero di serie di ciascuna, per ottenerne in caso di smarrimento o danneggiamento un duplicato dalla rete Fiat. Chi ha posseduto una 500, di qualunque serie essa sia stata, ricorderà che le chiavi erano di un metallo leggerissimo, facilmente deformabile ma che d’inverno, in caso di serrature bloccate dal gelo, potevano essere riscaldate con un accendino per facilitare l’apertura delle portiere.

(D) - Deflettori. I due triangoli di vetro servivano nell’ordine: a modulare la quantità d’aria esterna in entrata nell’abitacolo se non si volevano abbassare, in tutto o in parte i due cristalli laterali e a mantenere un ricambio d’aria continuo. In più, in caso di umidità, facilitavano il disappannamento dell’interno del parabrezza . Per chi fumava, poi, viste le dimensioni micro del portacenere della 500, i deflettori servivano ai più educati, a buttar fuori la cenere e ai maleducati, purtroppo, l’intero mozzicone. Il deflettore, infine, era purtroppo molto utile ai ladri d’auto: torcendolo lievemente (era incernierato verso la cornice in modo abbastanza provvisorio) e agendo sulla sua guarnizione, l’oggetto non si rovinava irreparabilmente ma si apriva quel tanto che permetteva di arrivare subito alla leva che sbloccava le portiere.

(E) - Economia: “Abbiate presente che pochi minuti di vantaggio per aver percorso a velocità eccessiva una certa distanza possono significare una notevole spesa in più per combustibile, pneumatici e manutenzione. É come buttar denaro dal finestrino mentre il buon senso aiuta l’economia”. Questa frase, attualissima ancora oggi nonostante lo stile un po’ cattedratico, è contenuta nella 16ma edizione (1963) del libretto “Consigli agli utenti”, una sorta di raccolta di “norme del saper vivere automobilistico” che la Fiat allegava ad ogni Libretto di uso e manutenzione delle sue vetture. “Evitate inutili accelerazioni – dice ancora il testo - e non insistete più del necessario sulle marce inferiori a motore imballato, evitate frenate brusche rallentando anche solo con una minor pressione sull’acceleratore. Considerate l’autoveicolo come un essere vivente: anche lui ha le sue esigenze e, come tutti gli organismi, ha un limite di possibilità che non conviene forzare. Non chiedetegli più di quanto possa dare, tenetelo alla frusta solo in casi eccezionali e dategli biada e avena curandone la sua sistemazione in scuderia e se accusa disturbi, fatelo visitare…”.

(F) - Frigo Fiat: non c’entra nulla con l’alfabeto 500 o forse c’entra moltissimo. Il benessere degli anni 50 e 60 è fatto in Italia dall’auto e dalla motorizzazione di massa crescente ma anche dallo sviluppo degli elettrodomestici “bianchi” e cioè cucine, frigoriferi e lavatrici. Fiat, al Lingotto, produceva anche frigoriferi e lavatrici, peraltro robustissimi e ben funzionanti come ricordano quanti li hanno utilizzati o visti utilizzare. Il settore degli elettrodomestici, tra l’altro, non era marginale per l’azienda poiché in numerose relazioni del C.d.a. alle assemblee degli azionisti, si citano con orgoglio tra le “Produzioni complementari e accessorie” “gli sviluppi notevoli degli elettrodomestici che facciamo (l’azienda fa ndr.) al Lingotto”.

(G) - Grattare le marce: termine ruvido, anche a livello di linguistica che esemplifica la mancata doppietta e cioè il colpetto di acceleratore tra un cambio di marcia e l’altra con la frizione premuta tipico della 500 e dei cinquecentisti. I “maestri” della doppietta (o del doppietto secondo alcuni) si esibivano “a scendere” e cioè scalando le marce e anche “a salire”. Per molti la doppietta, se perfettamente eseguita, aiutava anche le prestazioni della 500, per tutti favoriva le cambiate e, sempre per tutti quanti hanno guidato anche solo per pochi minuti una 500, la doppietta rappresenta il gesto tipico di un’epoca e di un’auto.

(H) - Hot: caldo e cioè il riscaldamento della 500. Era decisamente rudimentale, comandato come era da una levetta posta alla fine del tunnel sul lato destro, dietro al sedile del passeggero e, quindi, da quest’ultimo quasi irraggiungibile se non con una serie di torsioni del braccio. Soltanto il guidatore poteva comandare agevolmente la leva che, una volta girata verso destra, convogliava l’aria calda proveniente dal vano motore all’interno dell’abitacolo e attraverso un tubo la faceva sfociare in due feritoie poste sulla plancia. Le ridotte dimensioni interne della 500, un maggior spirito sportivo e per molti un’età più giovane, non hanno mai fatto pensare che la 500 fosse una vettura “fredda”. Semmai, qualche volta, era persino troppo calda.

(I) - Interruttori. Sulla 500 erano 3: uno per l’illuminazione del quadro, uno per le luci e uno per il tergicristallo. Erano tutti e tre posti sulla plancia, con la levetta contornata da una ghiera zigrinata. Tra le particolarità della 500, oltre agli interruttorini, anche la mitica pompetta in gomma nera per il liquido lavavetro (era a destra in basso del volante sotto al bordo della plancia e andava premuta a lungo, anche qui con arte e conoscenza, ad evitarne il blocco). C’era, infine, l’acceleratore a mano, che nelle ultime serie (dalla F del 1965) era stato inserito al di sotto della tasca portadocumenti del sottoplancia.

(L) - Lubrificazione: la massa di lubrificanti richiesta dalla 500, la cadenza breve degli intervalli di rabbocco o sostituzione, dimostra, come nel caso già citato della batteria, l’evoluzione del prodotto automobile. Riesce difficile pebsare, oggi, che il cambio dei fluidi avviene dopo percorrenze di migliaia di km e a doppia cifra, e che nella 500 si dovesse verificare il livello dell’olio motore ogni 500 km e che questo andasse sostituito ogni 10mila km o 6 mesi, mentre a propulsore nuovo ci fosse, prima, l’olio di rodaggio da sostituire a 1.500 km e che dopo altri 4-5000 km l’olio andasse nuovamente sostituito. In più c’erano tre tipi di “grasso” da utilizzare per lubrificare le altre parti meccaniche. La 500, peraltro, era una vetturetta robustissima ma strade, materiali, tecnologie imponevano attività e sinecure oggi impensabili. Ogni 20.000 km, ad esempio, Fiat chiedeva la lubrificazione “mediante pennello imbevuto di olio da motore” delle cerniere delle portiere.

(M) - Ancora la preziosissima 16ma edizione (1963) del libretto “Consigli agli utenti” contiene una serie di massime per la circolazione che vale la pena di rileggere. “Usare l’avvisatore acustico e i lampi di luce non è una polizza di assicurazione contro gli infortuni. Abusarne vi procura soltanto epiteti poco lusinghieri da parte del prossimo”. E ancora “Evitate ogni scatto nervoso quando siete al volante: non state a inferocirvi con gli altri utenti della strada e astenetevi da ripicchi (testuale) con i conducenti degli altri veicoli: la strada non è una pista”. E, infine, “ricordatevi che non occorre maggiore fatica a guidare bene di quanta ne occorra a guidare male e fate in modo che chiunque vi conosca possa lodare la vostra effettiva perizia e preferirvi ad altri al volante”. Il testo, va ribadito, è di 44 anni or sono.

(N) - Naftalina: sempre nel libretto “Consigli agli utenti” troviamo “in caso di lunga inattività della vettura, per evitare l’azione delle tarme sui tessuti cospargere la tappezzeria di naftalina, canfora o prodotti simili”. La 500 peraltro aveva interni in tessuti plastificati ma, in Fiat, avevano deciso di abbondare nelle cautele. Per gli pneumatici, invece, il libretto consigliava di smontarli, riporli in ambiente scuro “cospargendo l’interno delle coperture e le camere d’aria di talco”.

(O) - Onore alla plastica: materiale che se impiegato oggi, su un auto, viene considerato di basso livello. Sulla 500 L del 1969, dove L sta per Lusso, la Fiat però ribadisce nel libretto di uso e manutenzione più volte che i materiali plastici lucidi e neri utilizzati in alcuni componenti non solo estetici sono “in plastica”, un materiale che, quasi 30 anni fa, evidentemente rappresentava un “plus”.

(P) - Prestazioni e pendenze massime nelle varie marce per la 500 F (motore 499,5 cm3 da 18 CV) secondo il libretto uso e manutenzione: in I 23 km/h, in II 40 km/h, in III 65 km e in IV circa 95 km/h. Pendenze: 26% in I, 13% in II, 7% in III e 3,5% in IV. La lettera “P”, però, richiede una nuova citazione del portacenere della 500. Assemblato in un pezzo unico, in lamiera cromata sul bordo e nella linguetta d’apertura e per il resto era verniciato in nero opaco, per essere pulito (visto che la sua capienza era di massimo 2 mozziconi) andava estratto dalla plancia. Risultato l’intero abitacolo cosparso di cenere e un buon invito a non fumare.

(Q) - Quadro di controllo: il tachimetro contachilometri era tondeggiante, sormontato da una ghiera in plastica chiara e con i numeri indicanti le velocità su campo nero. All’interno conteneva la lancetta di color rosso e l’indicatore delle velocità con dischetti che segnalavano i massimi raggiungibili oltre all’indicatore numerico dei chilometri percorsi, senza le centinaia di metri. In basso c’erano quattro spie: la verde dell’accensione delle luci di posizione, la rossa dell’insufficiente tensione della dinamo o carica della batteria, la rossa della riserva (non presente nelle prime versioni) si illuminava quando restavano dai 5 ai 3 litri nel serbatoio su un totale di 22 del pieno e, ancora la rossa spia sulla insufficiente pressione dell’olio. Nella 500 L, Lusso, comparve invece un quadro controllo rettangolare, persino enorme per la pancetta della 500, derivato ad quelli più grandi dei modelli superiori.

(R) - Rodaggio: fino a 700 chilometri di percorrenza Fiat imponeva di non superarre i 15 km/h in I e i 60 in IV, tra i 700 e i 1.500 (primo tagliando tra 1.500 e 2.000 chilometri) 20 km/h in I e 75 in IV. Era previsto anche un secondo tagliando a 4.000 chilometri da effettuarsi “nelle Stazioni di Servizio che Fiat ha istituito in Italia e all’estero per un migliore assistenza alla sua clientela”. La “R” merita anche la voce: radio. Non prevista da Fiat, neanche come optional. Dalla metà degli anni 60 arriveranno le Autovox e le Voxson (qualcuno monterà la tedesca Blaupunkt considerata di miglior resa e qualità anche se più costosa). Essendo impossibile inserire le radio in plancia, queste verranno montate su due slitte fissate al sottoplancia e qui troverà posto anche un unico altoparlante, il che creerà non poco ingombro per le gambe del passeggero. L’antenna, infine, verrà fatta uscire dal bordo del muso accanto al cofano baule e adagiata sul gocciolatoio lato guida.

(S) - Sedili: quelli anteriori scorrevano su due guide in metallo e la posizione poteva essere regolata agendo su una leva. Per accedere al divano posteriore bastava inclinare in avanti lo schienale degli anteriori e in quel modo si alzava e inclinava l’intero corpo dell’oggetto (cuscino e schienale). Se si dovevano caricare bagagli il divano posteriore poteva essere asportato e lo schienale piegato in avanti. A richiesta (di serie sulla L) dalla fine degli anni ’70 lo schienale dei sedili anteriori veniva fornito con 4 regolazioni. Oltre la quarta tacca, lo schienale poggiava sul sedile posteriore.

(T) - Tetto apribile. Utile sempre: per cambiar l’aria all’interno, per far sembrare la 500 una cabriolet, per festeggiare qualche evento sportivo (chi non ricorda le notti di Messico ’70 con bandiere e persone festanti dal tetto della 500) e, in definitiva per offrire a una vettura unica una caratteristica unica.

(U) - Utensili in dotazione (inizialmente racchiusi in una sacca di juta) poi in plastica: due chiavi di varie dimensioni, un punzone, un cacciavite doppio, una chiave a tubo per le candele, la manovella per il fissaggio delle ruote ai mozzi e il cric. In pratica una dotazione amplissima per una utilitaria, che si spiega con l’epoca in cui agisce la 500. Un periodo in cui contava molto anche il “fai da te” meccanico. In più la semplicità costruttiva della 500, permetteva, anche riparazioni veloci e di emergenza.

(V) - Vano motore: si poteva aprire sbloccando una leva ma era anche possibile asportare completamente il cofano. Una soluzione, questa, molto gradita ai meccanici se dovevano fare interventi più lunghi e complicati di un semplice controllo o rabbocco.

(Z) - Finisce l’alfabeto 500 con la lettera “Z”, quella di zucca. Nella favola di Cenerentola la zucca si trasforma in carrozza e permette la realizzazione di un sogno perché “i sogni sono desideri”. La 500, che zucca certo non era e non è mai stata, si è però trasformata, nei suoi 18 anni di carriera in auto dei sogni, ha accompagnato dei sogni, ha realizzato dei sogni, ha esaudito dei desideri. E lo ha fatto per 3.893.294 volte.





che fuori....
"Chi dice che con i soldi non si può comprare la felicità , non sa dove andare a fare shopping..."
Rispondi

Torna a “INFORMAZIONI TECNICHE/STORICHE”