Mi restauro una bagheera
Inviato: 03.04.2008, 13:37
Non so quanti di voi conoscono questa auto che vi vado a presentare visto che molti miei coetanei fatticano a riccordarla,parlo della simca matra bagheera seccondo grande amore della mia vita,parlando di auto naturalmente,dopo la mitica 500 primo e unico grande amore,cmq un'auto che mi ha dato molte sodisfazioni durante il periodo che l'ho avuta,allora ventenne età dell'immortalità dove anchio come tutti ho fatto le mie storie tanto anche una volta alla settimana andare a monza o a imola per correre in pista solo per la passione,bene allora vado a presentarvela ed è questa quà e se avrete la pazienza di segurmi vi giuro che ne vedrete delle belle:
Colpita a sorpresa dalla crisi petrolifera dei primi anni Settanta, l'industria automobilistica europea reagì in modo scomposto quasi a tentoni.
Le abitudini e le esigenze dei guidatori erano cambiate ma il marketing era ancora in embrione.
Si assistette così a tutto un fiorire di idee, o volte strampalate, a volte fin troppo azzardate.
Tra le tante, che solleticarono l'ingegno e la fantasia dei tecnici, fu quella di adottare nelle vetture «sportive» il motore centrale.
L'equilibrio nella ripartizione dei pesi convinsero Ferrari a trasferire sulla BB l'esperienza delle corse, la Lancia a scendere sui tracciati dei rally con la Stratos, la Porsche ad avventurarsi nella commercializzazione della 914 e persino la Fiat a puntare sulla spider 128, la X1/9.
In Francia, dove la Chrysler aveva assorbito Matra e Simca, si spinsero anche oltre, nel tentativo di conciliare l'auto della domenica con l'uso quotidiano. Nacque così, nell'autunno del 1970, il Progetto 550, ovvero, la Bagheera.
Sotto una carrozzeria da berlinetta corsaiola in fibra di vetro, veniva montato un quattro cilindri di 1300 cc e 85 cavalli di potenza, lo stesso che equipaggiava la popolare Simca 1100 Ti.
Il peso contenuto, 830 chili, ne esaltava le doti: oltre 180 chilometri all'ora la velocità massima. Abbastanza per dare del filo da torcere alle Alfa Gt e alle Lancia Fulvia.
Ma al di là delle doti tecniche e della linea certamente accattivante, con i fari retrattili e la morfologia di una coupè spinta, la caratteristica saliente della Bagheera erano proprio quegli inusuali tre posti, schierati davanti, uno accanto all'altro, con il sedile di guida più largo degli altri. Una soluzione adottata solo sulle auto americane degli anni Quaranta e Cinquanta.
L'idea iniziale pare sia venuta a Philippe Guédon, l'uomo Chrysler al timone dei due marchi francesi.
Per risolvere il problema del numero ottimale dei passeggeri, che uno studio di allora indicava essere tre, si rifece all'esperienza di un viaggio a bordo di un furgone a tre posti.
Notò che tutto sommato non era così scomodo; il tutto venne dunque "trasferito" a bordo della Bagheera, con allestimenti che allora parvero addirittura avveniristici quanto a disegno, abbinamento di colori .
La macchina venne presentata alla stampa il 14 aprile 1973 sul lago di Annecy e suscitò subito curiosità, simpatia e lusinghieri apprezzamenti.
Alla Matra Automobiles piovvero in pochi mesi centinaia di ordini e, sorpresa, molti di questi giungevano dall'estero.
Persino in Italia, dove l'adozione della vetroresina nelle carrozzerie automobilistiche era vista con una certa avversità, ci furono (e ci sono ancora) molti estimatori.
Ma il fascino della Bagheera si giocava proprio sul motore centrale trasversale, la carrozzeria in materiale sintetico e la linea bassa e filante, sinonimi, ai tempi, di vettura da corsa. E così, in un mercato vario e alquanto disorientato, questo «felino» dai tratti aggressivi si conquistò un posto nella simpatia della gente, pur con pochi accessori di prestigio (i vetri elettrici erano optional), scarso bagagliaio e una certa scomodità dei posti.
I pregi di questa vettura sono un ottima tenuta di strada, un'eccellente frenata e una buona maneggevolezza.
Non ultimi i consumi: oltre 10 chilometri con un litro, che se non erano pochi, non erano nemmeno molti per quegli anni. Anzi, proprio per valorizzare quella che allora sembrava una dote, la Matra Simca, così come aveva già fatto per il lancio della D-Jet e della 530, organizzò una gara di consumi sulla distanza Parigi - Nizza.
La Bagheera, percorse i 948 chilometri a una media di 109 km/h con un consumo di 6,44 litri ogni 100 chilometri.
Sulla Bagheera si appuntò, come spesso imponeva la moda anni Settanta, anche l'attenzione degli stilisti. Al Salone di Parigi del 1974, Andre Courrèges, una firma ora quasi dimenticata ma allora molto in voga, presentò un modello con il suo colore preferito, il bianco, con sedili pure bianchi e rivestimenti color sabbia.
Dovevano esserne «tirati» 500 esemplari, numerati come opere d'arte, ne vennero invece venduti solo 216. Segno che, anche allora, i gusti erano gusti..
Un anno dopo, invece, per soddisfare le richieste di prestazioni più brillanti, soprattutto nella guida cittadina, venne commercializzata la versione S con motore 1442 cc della Simca 1308 Gt, che disponeva di 6 cavalli in più di potenza, sufficienti a regalare un po' di sprint nel traffico.
Il prezzo aumentava del dieci per cento, in compenso erano di serie gli alzacristalli elettrici, oltre al grosso paraurti e ai nuovi cerchioni.
Un altro restyling avvenne due anni dopo con la X.
All' alba degli anni ’80 la Bagheera lasciò il posto alla Murena,auto seccondo me che perde il fascino che aveva la bagheera ma questo naturalmente e un discorso soggetivo,ache se è una bella vettura pure la murena.
bene per il momento mi fermo quì anche perchè devo andare a lavorare,magari stassera vi postero le foto di quello che ho tovato sotto un albero di acacia e sotto alle ruotesolo terra li ferme per 20 anni,
Colpita a sorpresa dalla crisi petrolifera dei primi anni Settanta, l'industria automobilistica europea reagì in modo scomposto quasi a tentoni.
Le abitudini e le esigenze dei guidatori erano cambiate ma il marketing era ancora in embrione.
Si assistette così a tutto un fiorire di idee, o volte strampalate, a volte fin troppo azzardate.
Tra le tante, che solleticarono l'ingegno e la fantasia dei tecnici, fu quella di adottare nelle vetture «sportive» il motore centrale.
L'equilibrio nella ripartizione dei pesi convinsero Ferrari a trasferire sulla BB l'esperienza delle corse, la Lancia a scendere sui tracciati dei rally con la Stratos, la Porsche ad avventurarsi nella commercializzazione della 914 e persino la Fiat a puntare sulla spider 128, la X1/9.
In Francia, dove la Chrysler aveva assorbito Matra e Simca, si spinsero anche oltre, nel tentativo di conciliare l'auto della domenica con l'uso quotidiano. Nacque così, nell'autunno del 1970, il Progetto 550, ovvero, la Bagheera.
Sotto una carrozzeria da berlinetta corsaiola in fibra di vetro, veniva montato un quattro cilindri di 1300 cc e 85 cavalli di potenza, lo stesso che equipaggiava la popolare Simca 1100 Ti.
Il peso contenuto, 830 chili, ne esaltava le doti: oltre 180 chilometri all'ora la velocità massima. Abbastanza per dare del filo da torcere alle Alfa Gt e alle Lancia Fulvia.
Ma al di là delle doti tecniche e della linea certamente accattivante, con i fari retrattili e la morfologia di una coupè spinta, la caratteristica saliente della Bagheera erano proprio quegli inusuali tre posti, schierati davanti, uno accanto all'altro, con il sedile di guida più largo degli altri. Una soluzione adottata solo sulle auto americane degli anni Quaranta e Cinquanta.
L'idea iniziale pare sia venuta a Philippe Guédon, l'uomo Chrysler al timone dei due marchi francesi.
Per risolvere il problema del numero ottimale dei passeggeri, che uno studio di allora indicava essere tre, si rifece all'esperienza di un viaggio a bordo di un furgone a tre posti.
Notò che tutto sommato non era così scomodo; il tutto venne dunque "trasferito" a bordo della Bagheera, con allestimenti che allora parvero addirittura avveniristici quanto a disegno, abbinamento di colori .
La macchina venne presentata alla stampa il 14 aprile 1973 sul lago di Annecy e suscitò subito curiosità, simpatia e lusinghieri apprezzamenti.
Alla Matra Automobiles piovvero in pochi mesi centinaia di ordini e, sorpresa, molti di questi giungevano dall'estero.
Persino in Italia, dove l'adozione della vetroresina nelle carrozzerie automobilistiche era vista con una certa avversità, ci furono (e ci sono ancora) molti estimatori.
Ma il fascino della Bagheera si giocava proprio sul motore centrale trasversale, la carrozzeria in materiale sintetico e la linea bassa e filante, sinonimi, ai tempi, di vettura da corsa. E così, in un mercato vario e alquanto disorientato, questo «felino» dai tratti aggressivi si conquistò un posto nella simpatia della gente, pur con pochi accessori di prestigio (i vetri elettrici erano optional), scarso bagagliaio e una certa scomodità dei posti.
I pregi di questa vettura sono un ottima tenuta di strada, un'eccellente frenata e una buona maneggevolezza.
Non ultimi i consumi: oltre 10 chilometri con un litro, che se non erano pochi, non erano nemmeno molti per quegli anni. Anzi, proprio per valorizzare quella che allora sembrava una dote, la Matra Simca, così come aveva già fatto per il lancio della D-Jet e della 530, organizzò una gara di consumi sulla distanza Parigi - Nizza.
La Bagheera, percorse i 948 chilometri a una media di 109 km/h con un consumo di 6,44 litri ogni 100 chilometri.
Sulla Bagheera si appuntò, come spesso imponeva la moda anni Settanta, anche l'attenzione degli stilisti. Al Salone di Parigi del 1974, Andre Courrèges, una firma ora quasi dimenticata ma allora molto in voga, presentò un modello con il suo colore preferito, il bianco, con sedili pure bianchi e rivestimenti color sabbia.
Dovevano esserne «tirati» 500 esemplari, numerati come opere d'arte, ne vennero invece venduti solo 216. Segno che, anche allora, i gusti erano gusti..
Un anno dopo, invece, per soddisfare le richieste di prestazioni più brillanti, soprattutto nella guida cittadina, venne commercializzata la versione S con motore 1442 cc della Simca 1308 Gt, che disponeva di 6 cavalli in più di potenza, sufficienti a regalare un po' di sprint nel traffico.
Il prezzo aumentava del dieci per cento, in compenso erano di serie gli alzacristalli elettrici, oltre al grosso paraurti e ai nuovi cerchioni.
Un altro restyling avvenne due anni dopo con la X.
All' alba degli anni ’80 la Bagheera lasciò il posto alla Murena,auto seccondo me che perde il fascino che aveva la bagheera ma questo naturalmente e un discorso soggetivo,ache se è una bella vettura pure la murena.
bene per il momento mi fermo quì anche perchè devo andare a lavorare,magari stassera vi postero le foto di quello che ho tovato sotto un albero di acacia e sotto alle ruotesolo terra li ferme per 20 anni,